Rinnovabili - Energie per la Pace | Report WWF
Ogni conflitto emerge solitamente per una pluralità di ragioni, tra cui elementi culturali, etnici o religiosi, ma quasi tutti hanno una radice comune: la lotta per le risorse. Acqua, terra e, negli ultimi decenni, anche i combustibili fossili sono stati sempre più spesso causa, occasione o finalità di conflitti armati o di vere e proprie guerre. E a loro volta, in un odioso circolo vizioso, i conflitti tendono ad esasperare il contesto ambientale che ne sono teatro, con impatti ulteriormente negativi sulla capacità di produzione di cibo, di accesso alle risorse da parte delle popolazioni locali, e a scala globale anche allontanando il raggiungimento degli obiettivi chiave per il contrasto ai cambiamenti climatici, che impattando gravemente sulla distribuzione spaziale e temporale di acqua, oltre che sulla frequenza di siccità ed inondazioni, contribuiscono a esacerbare ulteriormente povertà, migrazioni e ulteriori conflitti.
Ampia letteratura, raccolta e resa disponibile dal Pacific Institute, evidenzia come l’acqua sia stata negli ultimi decenni la causa scatenante di migliaia di insurrezioni, dispute territoriali, conflitti armati e vere e proprie guerre: ben 434 dal 2010 ad oggi, concentrati in particolare in Medio Oriente, India, Pakistan, Corno d’Africa e Africa Centrale.
Ma come sempre più evidente dall’attualità, numerosi dei conflitti recenti hanno invece avuto chiare connessioni, dirette o indirette, con i combustibili fossili2. In aggiunta ad un substrato di antagonismi storici, le fonti di energia fossile - in primis petrolio e gas - sono state una concausa significativa di guerre in molti angoli del globo. Tra gli anni ’80 e ’90, la guerra tra Iraq ed Iran, e la successiva Guerra del Golfo, hanno affondato le loro radici nel controllo di ingenti giacimenti di petrolio e, a cascata, delle rotte di destinazione e dei prezzi sui mercati globali.